Dopo i mesi di stop forzato a causa dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus il Panathlon Club Lecco ha ripreso le tradizionali conviviali. Durante il lockdown il sodalizio, guidato da Francesco Calvetti, ha continuato la sua attività organizzando diversi appuntamenti ‘virtuali’: si ricordano ad esempio la conviviale con ospite la nuotatrice Giulia Ghiretti e quella dedicata al Camel Trophy del 1984, vinto dal lecchese Alfredo Redaelli e dal fotografo Maurizio Levi.
Martedì 21 luglio i soci del Club si sono ritrovati all’Agriturismo Le Trote Blu a Cortabbio (Primaluna) per una serata dedicata alla Grigna Settentrionale. Ospiti d’eccezione sono stati personaggi profondamente legati al Grignone: gli alpinisti Lorenzo Festorazzi e Silvano Arrigoni, esperti conoscitori della parete Fasana, Valerio Annovazzi, che ha salito quattro ottomila dopo due infarti e innumerevoli allenamenti sul Grignone, il rifugista Dario Pensa, oggi gestore del Rifugio Antonietta al Pialeral, Mario Panzeri, che ha salito tutti i quattordici ottomila senza ossigeno e l’imprenditore brianzolo Sergio Longoni, di DF Sport Specialist, che sul Grignone, ai Comolli, ha costruito il Bivacco Riva-Girani.
Storie e passioni diverse che si sono intrecciate, durante la serata, raccontando i diversi aspetti di una montagna amata e a tratti temuta. Che il Grignone non sia da sottovalutare lo hanno testimoniato Lorenzo Festorazzi e Silvano Arrigoni, appassionati di alpinismo. I due hanno aperto diversi itinerari invernali sulla parete nord del Grignone, la Fasana, che si affaccia sulla Valsassina. Una meta sicuramente ‘inusuale’ per molti degli alpinisti contemporanei, banco di prova anche per i più esperti. “La particolarità di questa parete, soprattutto d’inverno, è che ogni volta che vai a ripetere un itinerario non è mai quello di prima – ha raccontato Festorazzi mostrando le immagini delle sue salite – le condizioni cambiano davvero rapidamente e non è mai banale. Personalmente anche per questo mi piace molto andarci ed esplorarla: io sono un muratore, l’alpinismo è la mia passione, non ho interesse a fare vedere cosa faccio, mi piace seguire gli itinerari meno battuti, esplorare, superare le difficoltà. La Fasana è una palestra meravigliosa ma non va assolutamente sottovalutata”.
Dario Pensa, rifugista in Pialeral, ha invece rievocato l’impressionante valanga del 2009: Dario, come raccontato, stava salendo al rifugio Pialeral quando ha sentito il boato e ha visto l’enorme massa di neve staccarsi da sotto la cima del Grignone e iniziare a rotolare verso valle. “Avevo con me la telecamera e l’ho accesa, registrando tutta la valanga – ha ricordato mostrando le immagini – una cosa impressionante. E’ arrivata a pochi metri da me, subito ho chiamato il Soccorso Alpino perché avevo visto alcuni escursionisti scomparire nella neve. Fortunatamente però non erano stati travolti. Forse proprio l’orario ha evitato una tragedia più grande” ha commentato. Nel 1986 una valanga aveva completamente distrutto il vecchio Rifugio Pialeral, poi riscostruito dalla madre di Dario Pensa, Antonietta.
Pur non essendo un alpinista, Sergio Longoni è cresciuto con l’amore per la montagna. La passione per la Grigna e la grande generosità l’hanno portato a donare un bivacco ad escursionisti e alpinisti. Il bivacco Riva-Girani ai Comolli è stato costruito nel 2010, in ricordo di due amici alpinisti di Longoni: “L’idea mi era venuta nel 1980 – ha raccontato il patron di DF Sport Specialist – sono stato felice di poterla realizzare dando così ai frequentatori della Grigna un punto di appoggio con tutti i comfort del caso”. Il bivacco purtroppo ora è chiuso a causa delle normative anti-Covid: “Speriamo di poterlo riaprire presto” ha concluso Longoni.
La serata si è conclusa con i racconti di Valerio Annovazzi e Mario Panzeri. Le loro imprese riguardano le alte vette himalayane ma la Grigna ha giocato un ruolo fondamentale nei preparativi, come spiegato: “Questa è la montagna perfetta per allenarsi, prima di andare in spedizione si andava sempre in Grignone” il commento di Panzeri. Anche Annovazzi ha imparato ad amare questa montagna: “Ho iniziato a fare alpinismo tardi, 50 anni, dopo aver avuto un infarto – ha raccontato – mi avevano detto di camminare per il cuore. Così è cominciato tutto: ho fatto diversi trekking in India, mi sono innamorato della quota. In Grigna mi sono allenato tantissimo, anche grazie a Festorazzi e Arrigoni che mi hanno portato a fare diverse vie e canali. E’un ambiente selvaggio e mai uguale, mai banale”.
Al termine della serata agli ospiti è stato consegnato lo stemma del Panathlon. Il presidente Calvetti ha colto l’occasione per ringraziare i soci per l’attività di beneficenza svolta durante i mei di Coronavirus: “E’ stato un periodo difficile ma siamo riusciti a rimanere vicini nonostante la distanza. Grazie alle vostre donazioni abbiamo aiutato l’Ospedale impegnato nell’emergenza Covid, ora speriamo di potere tornare definitivamente alla normalità e alle nostre attività” ha concluso.